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Raddoppiamenti di vocali e di consonanti

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Il raddoppiamento delle lettere dell’alfabeto fonetico non ìndica la ripetizione del suono, ma il suo pro­lun­ga­mento (com’è di norma per le consonanti nell’ortografia co­mu­ne italiana).

Le vocali lunghe sono rappresentate da due lettere uguali: es. Dubrovnik [serbocr. d2broovnik]; ma l’eventuale accento (o apice in funzione d’accento) è segnato solo sulla prima lettera: es. bière [fr. bL$er], Goethe [ted. gö^ötë]. La lunghezza delle vocali è indicata in qualsiasi posizione; non è indicata però in quelle lingue in cui non ha valore distintivo: è questo, tra l’altro, il caso dell’italiano, in cui per es. l’a di mano è lunga perché tonica e finale di sillaba ma non di parola, l’a di ma è breve perché finale di parola, l’a di manto è breve perché interna alla sillaba, l’a di manette è breve perché atona; ciascuna di queste vocali, insomma, ha quella certa quantità perché in quella certa posizione una quantità diversa non sarebbe possibile.

Le vocali raddoppiate nella pronunzia si distinguono dalle lunghe perché tra le due lettere uguali s’interpone un trattino: es. pii [p&‑i], veemente [ve‑em$nte]. Nella trascrizione di testi poetici in versi, non è segnato il trattino tra due vocali uguali quando siano unite in una sola sillaba, e invece è segnato tra due vocali anche diverse là dove la metrica impone una dieresi.

Le consonanti lunghe, altrimenti dette doppie, sono rappresentate anch’esse da due lettere uguali: es. scoppio [Sk0ppLo], spazio [Sp#ZZLo], striscio [Str&ššo]. La lunghezza delle consonanti è indicata soltanto quando la consonante doppia appartiene per metà a una sillaba e per metà alla successiva: non quindi, tra l’altro, al principio o alla fine d’una parola isolata. Non è indicata la lunghezza delle consonanti in quelle lingue in cui non ha valore distintivo.

Il raddoppiamento sintattico, ossia il raddoppiamento della consonante iniziale della parola seguente, richiesto in italiano da numerose parole terminanti in vocale (tra cui tutte quelle la cui vocale finale porta l’accento scritto), è indicato nelle trascrizioni fonetiche di questo «Dizionario» con la crocetta alla fine della parola che lo richiede, se questa è isolata (es. a [a+], appiè [appL$+]), e col raddoppiamento del segno consonantico, se la trascrizione comprende anche la parola seguente (es. a vinciperdi [a vvin©ip$rdi], appiè della croce [appL$ ddella kre]).

   

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo